Edificata nel 1787 per volere del cardinale Giovanni Francesco Albani su disegno dell’architetto Francesco Ciarafoni, la Chiesa di Santa Maria Assunta costituisce un pregevole scrigno d’arte in cui spiccano una copia della Natività del Correggio già attribuita al Domenichino, un San Sebastiano di Paolo Gismondi, l’Assunzione di Giovanni Pirri, una Madonna e Santi del Pomarancio e il Cristo alla Colonna di Francesco Trevisani.
...La prospettiva del corso è chiusa dall’imponente frontale della monumentale chiesa dell’Assunta, opera neoclassica dell’anconetano Francesco Ciarafoni. All’interno oltre ai preziosismi artigianali del tardo-settecento, quali le statue in gesso dei famosi scalpellini di Sant’Ippolito – dedicate dai maggiorenti del tempo ai santi più famosi o venerati in loco – al coro ligneo, con i soprastanti ritratti settecenteschi degli abati commendatari – alle gelosie dei coretti, ai confessionali, ai mobili della sacrestia elegantemente lavorati o intarsiati in legno, ai fregi, alle raffinate suppellettili originali, all’artistico crocifisso “miracoloso” seicentesco, al prezioso battistero sottostante, finemente decorato con soggetti biblici, si può visitare una vera e propria galleria d’arte dell’età moderna, in gran parte dovuta agli introiti abbaziali ed alla conseguente munificenza dei cardinali-abati, il penultimo dei quali, Giovanni Francesco Albani, nel 1787 volle far dignitosamente ricostruire la vecchia chiesa dove aveva ricevuto gli ordini minori. Entrando a destra si trova un’ottima copia della Natività del Correggio già attribuita al Domenichino, proseguendo si ha il seicentesco San Sebastiano del pittore classicheggiante Paolo Gismondi da Perugia, le cui dimensioni furono ampliate nel ‘700 quando il quadro aveva già subito un offuscamento cromatico, come evidenziato dal recente restauro. L’Assunzione nell’abside, commissionata appositamente al pittore Giovanni Pirri, si inserisce armonicamente nella cultura del tempo e nelle decorazioni dell’interno ispirate ad un tempio classico, con i suoi richiami archeologici e con l’antica cornice della scena. Ma i gioielli della chiesa possono essere considerati la Madonna e Santi del Pomarancio, dipinto purtroppo posteriormente ampliato e comunque avvicinabile per valore alle opere che l’Artista dedicò alla Basilica di Loreto, nonché la drammatica immagine barocca del Cristo alla Colonna del veneto Francesco Trevisani.